L’estate scorsa sono partita dalla città dove abito, Göteborg, in Svezia, per un viaggio a tappe con destinazione Agrigento, in Sicilia, dove mi aspettavano i miei familiari.

Era la seconda volta che tornavo in Italia senza volare: avevo già tentato un’impresa simile prima della pandemia, fermandomi però a Perugia. Avevo impiegato tre giorni, facendo tappe brevissime a Copenaghen e Rødby Færge in Danimarca, ad Amburgo e Tübingen, in compagnia della mia amica Ella, in Germania, a Zurigo in Svizzera ed infine, una volta arrivata in Italia, a Milano dai miei cugini. Era stato un viaggio piuttosto faticoso: un ritardo del primo treno che dovevo prendere aveva dato inizio ad una serie di disguidi che mi avevano portata a passare la prima notte su un treno tedesco sul quale dormire era risultato impossibile e nei giorni seguenti la stanchezza si era fatta sentire, privandomi della motivazione necessaria per portare a termine il progetto per cui avrei voluto immortalare con delle fotografie inn bianco e nero tutte le stazioni ferroviarie in cui mi fermavo. Il trolley che avevo al seguito, poi, si era rivelato veramente fastidioso sui sampietrini di Zurigo. Per aggiungere beffa al danno, nonostante metà dei costi mi venisse rimborsata da Stay Grounded, un’iniziativa per incentivare gli studenti internazionali a tornare a casa per le vacanze evitando gli aerei, era stato un viaggio alquanto dispendioso, con un costo pari a circa il doppio di quanto avrei speso per una tratta aerea Scandinavia-centro Italia.

Nonostante questo, ho deciso di ripetere l’esperienza, tutto sommato indimenticabile, con un itinerario ancora più ambizioso, tempi più dilatati, uno zaino da campeggio al posto del maledetto trolley ed i risparmi di qualche mese di lavoro a tempo pieno in tasca. Anche questa volta, concedendomi maggiore flessibilità nei soggetti ma con risultati comunque abbastanza mediocri, ho provato a documentare l’esperienza con delle fotografie in bianco e nero. Sono riuscita, sì, a fotografare qualcosa a quasi ogni fermata, ma la qualità degli scatti è molto variabile e per molto tempo ho dubitato avesse senso pubblicare i risultati dei miei sforzi. Ho deciso di farlo in questo formato che unisce il diario di viaggio all’autocritica.

Göteborg

La gru di Eriksberg vista dalla nave Stena Germanica, in procinto di salpare

Di questa prima foto, scattata dall’interno della nave Stena Germanica in procinto di salpare dal porto di Göteborg, sono piuttosto soddisfatta. Ho messo a fuoco il vetro sporco di un oblò, idea non proprio originalissima, per ottenere un effetto simile a quello della grana nelle vecchie fotografie analogiche. Avevo sfruttato un escamotage simile fotografando uno dei ponti di Göteborg nell’ambito del mio progetto Cartoline da Goteborg, ma in questo caso ho voluto rendere il tutto esplicito, mostrando i bordi dell’oblò stesso, in modo da enfatizzare il fatto che mi trovassi in una nave e che quindi questa fosse, a tutti gli effetti, una fotografia di viaggio.

Kiel

Sbarcata a Kiel, ho avuto modo di fare una lunga passeggiata mattutina. Il primo scatto vuole raffigurare la nave su cui avevo viaggiato, ormeggiata in lontananza, ma il ragazzo in primo piano è diventato in un certo senso il protagonista della scena. Non me ne lamento.

Kieler Hörn. La Stena Germanica ormeggiata al porto di Kiel. In primo piano, un ragazzo appena sceso dalla bicicletta

Alle mie spalle, mentre scattavo questa foto, c’era un edificio universitario supermoderno, di quelli ai quali, come fotografa, mi è difficile resistere. La fotografia che ne risulta a me pare abbastanza noiosa, ma ad alcuni è piaciuta:

Dettaglio dello Hörn Campus

Personalmente, contrariamente al mio solito, preferisco quest’altro scatto, che mostra la costruzione nel suo insieme. Avrei però forse dovuto trovare un modo di escludere i cestini dell’immondizia dall’inquadratura.

Lo Hörn Campus nell'insieme

L’ultima foto di Kiel l’ho scattata non lontano dalla stazione. Ho messo un certo impegno nella realizzazione di questa immagine, aspettando diversi minuti prima di scattare. Nonostante il risultato nell’insieme non mi convinca, quindi, non mi sentivo nemmeno di buttarla via. Credo che le persone in essa raffigurate (il ciclista, le tre persone sedute l’una accanto all’altra che guardano verso l’acqua, la donna in primo piano…) la rendano relativamente interessante.

Ultima foto della mia mattinata a Kiel, scattata non lontano dalla stazione

Amburgo

La stazione di Amburgo

Ad Amburgo mi sono fermata per meno di due ore, rimanendo all’interno della stazione, che mi aveva colpita già nel viaggio precedente. Qui non mi sembrava di avere bisogno di un’idea fotografica nuova e mi sono limitata a ricreare uno scatto che, quando lo avevo tentato per la prima volta, mi era sembrato promettente ma non del tutto riuscito. Purtroppo, il risultato non mi sembra molto più soddisfacente di quello della scorsa volta.

Monaco

La stazione di Monaco

A Monaco sono rimasta un paio di giorni, ospite del mio carissimo amico Herbert, che ero entusiasta di rivedere dopo lungo tempo. Purtroppo, parafrasando il buon Talarico, ogni giorno di felicità è una fotografia che muore e le uniche immagini che ho sono quelle degli ultimi minuti prima della ripartenza. Questa in particolare non mi dispiace, ma non me ne prendo il merito: il fatto che la scritta sullo sfondo la ricolleghi in qualche modo a quella di Amburgo e il modo in cui la luce cade sui capelli bianchi della signora sulla sinistra sono decisamente frutto del caso, o al massimo dell’architetto.

Verona

A Verona mi sono fermata solo per un cambio di treno, ma ho fatto in tempo a fare capolino fuori della stazione di Porta Nuova trovandomi davanti alla Parrocchia Santuario Cuore Immacolato di Maria.

Non poteva non colpirmi la scena di due bambini che giocavano con l’acqua della fontana di fronte ad essa.

Bambini giocano davanti alla Parrocchia Santuario Cuore Immacolato di Maria

Anche la facciata della chiesa stessa, però, ha una sua bellezza. In particolare, ho trovato molto interessanti gli altorilievi, deterioratisi in una maniera che li rende ancora più espressivi, che circondano le porte.

Bassorilievi della Parrocchia Santuario Cuore Immacolato di Maria - 1

Bassorilievi della Parrocchia Santuario Cuore Immacolato di Maria - 2

Bassorilievi della Parrocchia Santuario Cuore Immacolato di Maria - 3

Infine, rientrando in stazione, ho notato questa curiosa panchina con una bicicletta parcheggiata accanto. Mi è parso del tutto evidente che sembrasse una statua raffigurante una donna in sedia a rotelle, ma nessuna delle persone che hanno visto la foto ha colto nulla di tutto ciò. Immagino significhi che, tutto sommato, è poco riuscita.

Donna in sedia a rotelle davanti alla stazione di Verona Porta Nuova

Bologna

Quella di Bologna, dove mi sono fermata una notte in ostello, è stata una la tappa più soddisfacente della parte in solitaria del mio viaggio.

La sera del mio arrivo, dopo cena, mi sono imbattuta in un concerto sinfonico gratuito all’aperto, in Piazza Maggiore. La foto non è di per sé di alcun interesse ma aggiunge se non altro qualcosa al resoconto dell’esperienza.

Concerto in Piazza Maggiore

Il giorno seguente, dopo aver visitato due splendide mostre fotografiche a Palazzo Baldeschi, delle quale ho parlato in un post precedente, mi sono fermata a lungo a frugare nella libreria Nanni, che dicono fosse una delle preferite Pasolini. Qui ho ottenuto quello che è probabilmente il mio scatto preferito di questo viaggio. Rimpiango solamente di non aver tenuto l’inquadratura un poco più larga.

Una ragazza legge sotto i portici della libreria Nanni

Infine, una strana immagine della Basilica di San Francesco, della quale avrei voluto visitare anche l’interno, ma che purtroppo ho trovato in ristrutturazione:

Una strana immagine della Basilica di San Francesco

Tuscania

A Tuscania sono stata per qualche giorno ospite di Francesco, un’altra delle mie persone preferite di questo pianeta. Poche foto, dunque, e solo una forse degna di nota: quella in cui i sarcofagi etruschi avanzati al museo sembrano ammirare il panorama.

Tuscania, due sarcofagi etruschi ammirano il panorama

Roma

Di Roma, questa volta, ho visto solo la stazione Termini una mattina presto, in partenza per la Sicilia. Ero sul punto di scartare l’‘unica foto che ho di questa fermata: me ne piace la luce ma mi pare sia poco significativa. Allo stesso tempo, però, è forse quella che mia madre ha commentato con maggiore entusiasmo. Magari ha ragione lei.

Un treno in partenza dalla stazione Termini

Stretto di Messina

Un altro scatto dall’aspetto (stavolta involontariamente) vintage è quello realizzato durante la breve traversata in traghetto da Villa San Giovanni a Messina, finalmente in Sicilia.

Arrivo a Messina

Termini Imerese

Termini Imerese, stazione importantissima della Sicilia e raggiunta attraversando in treno, purtroppo senza pause, uno dei tratti di costa più belli dell’intera regione, si presta molto alla mia fotografia. Qui non ero a corto di tempo, ma di batteria, e al di là di questo scatto ho soltanto qualche “appunto” preso con il telefono mentre passeggiavo per la cittadina con lo zaino in spalla. L’immagine mi sembra un po’ piatta, ma la montagna sullo sfondo fa comunque la sua figura.

La fondamentale stazione di Termini Imerese

Agrigento

Ultima tappa, Agrigento. Anche qui, ho fotografato la stazione, senza però ottenere nessuna immagine interessante. Al posto di uno scatto ferroviario, dunque, una fotografia del quartiere di mia nonna.

Una casa del quartiere di San Girolamo, ad Agrigento