La notizia di oggi è che Malmö - la terza città della Svezia per numero di abitanti dopo Stoccolma e Göteborg - si è unita ad una ventina di altri comuni svedesi nel rifiutare la richiesta da parte del governo di “avviare un dialogo su come rafforzare il lavoro in materia di rimpatrio volontario”.

Le dichiarazioni del sindaco di Malmö

Il sindaco di Malmö Sedat Arif (S) ha dichiarato di aver percepito la lettera del governo come una provocazione e di non voler contribuire a far sentire indesiderate le moltissime persone che si sono trasferite a Malmö fuggendo da guerre ed altre situazioni critiche. D’altra parte, ha aggiunto Arif, il comune non ha certo risorse da investire per facilitare le persone a lasciare la città.

Il contesto

In Svezia, alcuni gruppi immigrati con permesso di soggiorno, tra cui i rifugiati, che volessero far ritorno al paese d’origine (rimpatrio volontario, in svedese frivillig återvandring) possono rivolgersi all’ufficio immigrazione (Migrationsverket) e fare domanda per un sussidio economico (återvändningsbidrag).

La scorsa estate, il governo svedese ha nominato una coordinatrice nazionale, Teresa Zetterblad, il cui compito è, secondo le parole dello stesso Ufficio del Governo (Regeringskansliet), quello di “incentivare il rimpatrio volontario” rafforzando il ruolo che i comuni hanno in tal senso. Alcune settimane fa, Zetterblad ha invitato i vertici delle amministrazioni comunali ad avviare un dialogo sul tema.

Non tutti i comuni, però, sono intenzionati a collaborare. Il primo ha farsi sentire è stato Roland Boman, il sindaco di Jokkmokk, che il 20 ottobre 2025 ha risposto alla coordinatrice Zetterblad con la seguente lettera:

Grazie, ma no grazie.

Il comune di Jokkmokk ha ricevuto una richiesta di collaborare alla campagna del governo volta a espellere le persone che lavorano e contribuiscono al welfare. Ci sarebbe molto da dire su questa richiesta. Ma ecco alcune brevi riflessioni. Jokkmokk siamo NOI, non noi e loro. Jokkmokk siamo NOI, indipendentemente dal background, dal paese di origine o dal colore della pelle. In questo Jokkmokk si discosta dalla visione che il governo ha delle persone.

Jokkmokk non sosterrà con le forze che oggi guidano la politica del governo nei confronti dei nostri concittadini che lavorano e contribuiscono. La politica attuata non è svedese.

Si basa su un modo non svedese di vedere le persone e il loro valore. Per me è del tutto incomprensibile che oggi abbiamo un governo che non capisce e non incoraggia i valori svedesi, la mentalità svedese, l’etica del lavoro svedese e la profondità dell’animo popolare svedese.

Pertanto, il comune di Jokkmokk rifiuta di partecipare alla politica del governo e alle minacce nei confronti dei nostri concittadini che lavorano e contribuiscono allo sviluppo e al benessere del comune di Jokkmokk.

Nei giorni seguenti, si sono uniti alla protesta vari altri comuni a guida progressista di piccole e medie dimensioni, tra cui Växjö, Kiruna ed Härjedalen, il cui sindaco Lars-Gunnar Nordlander (S) ha commentato con un semplice “[la lettera della coordinatrice] è finita nel cestino, non è cosa per noi”. E la lista si allunga, ma nel frattempo 65 comuni hanno accolto l’invito di Zetterblad.

Le reazioni

La destra svedese non l’ha presa benissimo. Riferendosi ai comuni che si oppongono a un dialogo sul tema dei rimpatri volontari, Ludvig Aspling, il portavoce per le politiche migratorie dei Democratici Svedesi), si è chiesto se sia ragionevole sostenere economicamente i comuni che non si prendono la responsabilità della propria situazione finanziaria. Sveriges Radio, la radio nazionale svedese, riporta la notizia con il titolo: La minaccia dell’SD nei confronti dei comuni recalcitranti: revocare i sussidi statali.

Va detto però che, nonostante il suo appoggio sia fondamentale per la tenuta del governo, SD non è di per sè un partito di governo.

Il ministro per l’immigrazione Johan Forsell (M) ha reagito con toni prevedibilmente più moderati, ma con un’uscita comunque insidiosa (il grassetto è mio):

Il governo non prende posizione sulle modalità con cui i vari comuni scelgono di collaborare con la coordinatrice per fornire informazioni sul sussidio economico al reimpatrio volontario. Sappiamo tuttavia che l’offerta di collaborazione in tal senso ha ricevuto un riscontro positivo in molti comuni. [Quella del rimpatrio volontario] è un’opportunità rivolta a persone che non hanno trovato posto in Svezia o che forse non desiderano integrarsi, e in cui possiamo aiutare a ricominciare da capo.

Zetterblad, dal canto suo, ci ha tenuto a sottolineare che il suo compito è quello di aiutare i comuni ad offrire agli immigrati che stanno valutando di tornare al proprio paese una consulenza professionale ed indipendente.

Difficile leggere questi pronunciamenti senza malizia, visto il contesto più generale di inasprimento delle condizioni di ammissione dei rifugiati, rinnovo dei permessi di lavoro e accesso alla cittadinanza.

Fonti

Sveriges Radio

Aftonbladet

Migrationsverket

Regeringskansliet