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Ho iniziato a fotografare ad 8 anni e, per i primi 10, ho avuto sottomano soltanto macchinette fotografiche compatte digitali.
L’ultima di esse é stata una Canon PowerShot A1200, che avevo sempre con me nello zaino.

Poco prima di compiere 18 anni, sentivo di aver fatto tutto quel che si poteva fare con quella specifica macchina e, soprattutto dopo aver provato l’analogica di mio padre, che era ben piú sofisticata, iniziavo a trovare frustrante l’impossibilità di controllare tempi di esposizione, profondità di campo e via discorrendo. Ricevere come regalo di compleanno una reflex, con la quale ho imparato molto sulla fotografia e scattato alcuni dei miei migliori ritratti, mi aveva quindi resa molto felice.

Tuttavia, da quel momento in poi ho sempre sentito la mancanza delle occasioni fotografiche che una macchina fotografica tascabile permette di cogliere, anche dopo aver scambiato la reflex con una ben piú piccola micro quattro terzi. Allo stesso tempo, però, mi sembrava non ci fosse piú ragione per portarmi dietro la vecchia Canon, ora che il mio telefonino era effettivamente in grado di produrre immagini di qualità anche migliore. Una buona ragione, però, l’ho trovata: ho di nuovo voglia di fotografare piú spesso e pianificandolo di meno, e farlo con il telefono non é altrettanto piacevole. É per questo che ho risuscitato quella macchinetta e l’ho portata con me quasi dappertutto per un mese.

Questi sono i risultati.

Gårda la sera

Gårda é un quartiere al quale sono piuttosto affezionata: K. aveva una stanza proprio lí, io stessa ci ho abitato per un po’ durante la pandemia ed ora lo attraverso ogni giorno in bicicletta, andando al lavoro e tornando a casa. Mi piacciono anche le sue vecchie fabbriche e i suoi due nuovi grattacieli. Per tutti questi motivi, Gårda é una zona che ho fotografato diverse volte (appare anche nel mio progetto fotografico su Göteborg), ma sempre con la luce del giorno. Puó darsi che provare a scattare delle foto serali proprio quando avevo con me solo una vecchia macchinetta automatica non sia stata proprio un’idea brillante, ma mi piacevano l’atmosfera ed i colori. La prima immagine mi farà quindi da promemoria del fatto che dovrò tornarci alla stessa ora con attrezzatura migliore.

La seconda é una delle mie solite foto a tema acqua. Niente di speciale, ma anche qui mi piacevano i colori della sera:

Dopo questo scatto ho continuato a pedalare verso casa, ma mi sono dovuta fermare nuovamente verso Dämmebron (purtroppo l’immagine migliore che ho di questo momento é verticale e non si adatta benissimo a questo post).

In questo caso i sentimenti sono stati un po’ contrastanti, perché le condizioni luminose di questa scena sono piuttosto rare (quindi ero contenta di avere con me la macchina fotografica), ma il risultato avrebbe potuto essere ben piú soddisfacente con un obiettivo migliore e con un sensore meno sporco (ho dovuto cancellare due grosse chiazze causate da polvere in postproduzione).

Crepuscolo a Kviberg

Un altro giorno sono andata a fare la mia solita passeggiata a Kviberg. Giá pochi minuti dopo essere uscita di casa mi sono resa conto che la luce era alquanto drammatica:

…Ma la situazione é migliorata ulteriormente attorno ai campi da calcio, dove ho scattato una mini serie di foto in cui il rumore digitale non disturba piú di tanto.

Lungo la Särobana

Il 5 marzo sono andata a Stora Amundön, cosa che faccio almeno una volta al mese. Nonostante l’isola sia uno dei posti piú belli che io conosca, non ne é venuta fuori neanche una foto interessante, ma sulla strada di casa mi é venuto il ghiribizzo di provare a fotografare la mia ombra su alcune superfici irregolari. A questo punto, la mia canon Canon si é trasformata in un’actioncam, precariamente montata sulla bicicletta, e questo é il migliore dei vari tentativi che ho fatto:

Anche se l’inquadratura é un po’ a casaccio, mi piacciono il fatto che la bicicletta sia chiaramente distinguibile e che le canne al vento diano un senso di velocitá.

Cena tailandese

Un giorno ho mangiato in un locale tailandese accanto al mio cinema preferito, Hagabion, dove stavo per vedere il nuovo film di Jafar Panahi. Era un giorno lavorativo e il ristorante era quasi vuoto, quindi ho provato a fare qualche fotografia.

Sia il cibo che il film erano buoni (ma il cibo di Arrojj Dii é ancora meglio e, tra i film di Panahi, Taxi Tehran é ancora il mio preferito ;)

Neve nei pressi del cimitero

Qualche tempo dopo ha nevicato di nuovo e ho fatto un’altra passeggiata nel mio quartiere. Il primo scatto é orizzontale, ma il suo tema é quello della verticalitá:

Giá questo era un cambio di umore abbastanza repentino rispetto alle coloratissime fotografie dei giorni precedenti, ma tutto é diventato molto piú spettrale nel cimitero di Kviberg (un posto di per sé per nulla spettrale, a prescindere dal fatto che sia un cimitero, ma quel giorno, dal mio punto di vista, appariva cosí):

Nei paraggi c’era peró comunque anche un po’ di colore.

Humanisten

Il giorno dopo, nonostante la neve, sono andata all’universitá.

La seconda immagine non é granché, ma la X disegnata dalle tracce di uno slittino (o qualcosa del genere) e l’ombra di un albero mi sembrava interessantina.

Il vårdcentral (la ASL?) di Gamlestaden

Questo é uno dei miei scatti preferiti dell’intero esperimento. Mi piacciono la dominante bluastra della neve, il rosso del tramonto che si riflette sull’edificio e la luce gialla proveniente dalle finestre, e mi pare che la macchinetta dia all’immagine una morbidezza inusuale nelle fotografie ultranitide e ad alto contrasto che faccio di solito con la Lumix. Possibilmente, l’ispirazione é venuta dallo splendido libro Lezioni di fotografia di Luigi Ghirri, che ho letto proprio il mese scorso.

Ancora neve

Non é facile fotografare una nevicata in corso, ed ogni volta che ci provo i risultati non mi soddisfano. In questo caso non ho fallito del tutto, ma ho ancora molto da imparare.

Qualche albero scortecciato (belli, vero, anche se la foto poteva essere molto migliore?):

Veneziane

Non é la prima volta che le veneziane rendono le mie pareti molto piú interessanti.

Le mani di Karin Boye

Forse questa é piú una foto ricordo. Ho letto parecchie opere di Karin Boye negli ultimi tempi, e questa scena di fronte alla biblioteca centrale mi ha fatto una certa impressione.

Gothia Towers tra blu e rosa

Concludiamo come abbiamo iniziato: con un luogo ricorrente nelle mie fotografie Goteborghesi (anche le Gothia Towers hanno fatto parte del mio progetto fotografico - riuscite a riconoscerle?), ma che probabilmente fotograferó ancora.