Non sono un'artista, e la mia professione gioca un ruolo decisivo in questo progetto: lavoro come sviluppatrice di software, nell'ambito delle tecnologie del linguaggio. Si può quindi dire che il mio interesse principale siano i linguaggi, riferendosi tanto ai linguaggi di programmazione quanto a quelli naturali.

Il progetto si ispira ad un libro di scrittura creativa che si distingue per il suo approccio quasi ingegneristico: Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari. Rodari è un sostenitore dell'apprendimento tramite il gioco e propone una serie di esercizi che incoraggiano adulti e bambini a giocare con le parole. Lo scopo, spiega l'autore, è fare in modo che tutti, a prescindere dalla loro condizione sociale, abbiano a loro disposizione "tutti gli usi della parola", incluso l'uso creativo della stessa. "Non perché tutti siano artisti", scrive, "ma perché nessuno sia schiavo"¹.

A mio modo di vedere, questo ragionamento si può applicare a qualsiasi forma d'arte, e chiunque può trarre beneficio dal praticarne una. Il mio obiettivo è quindi quello di apprendere, tramite questo progetto, a lavorare con la fotografia in maniera sistematica, e sul tema della sistematicità mi torna alla mente un'altra opera letteraria: gli Exercices de Style ("Esercizi di Stile") di Raymond Queneau², dove la stessa storia viene trasformata e raccontata in 99 modi diversi.

La parola trasformare è importante, poiché gli "esercizi di stile" presi in considerazione in questo lavoro sono trasformazioni architettoniche. Il risultato si presenta sotto forma di coppie di fotografie di edifici e altri punti di riferimento architettonici - tutti di scarso interesse turistico - della città di Göteborg. Ogni coppia è composta da un' immagine sperimentale, in cui il soggetto viene appunto trasformato, e una "cartolina" o immagine di riferimento.

¹ Gianni Rodari, Grammatica della Fantasia. Einaudi 1973.
² Raymond Queneau, Exercices de Style. Prima pubblicazione nella rivista Messages, 1943.